Hai in programma di andare in vacanza quest’inverno? Non dimenticare di portare con te un solare! Scopri come proteggere la pelle dai danni del sole anche in inverno, dalla spiaggia fino alle piste da sci.
Ci si può abbronzare in inverno?
Vuoi tornare dalle tue vacanze invernali con una bella abbronzatura? A seconda dalla tua meta, potresti abbronzarti più – o meno – di quanto ti aspetti. Probabilmente sai già che i raggi UV emessi dal sole possono essere divisi in due tipologie principale, i raggi UVA e gli UVB. Ma sapevi che questi non colpiscono la pelle nello stesso modo?
80% dei raggi UVA
raggiunge lo strato esterno
del derma
I raggi UVA sono presenti durante tutto l’anno: quando c’è la luce del sole, ci sono i raggi UVA. In qualità di onde più lunghe dello spettro UV, sono in grado di penetrare in profondità nella pelle: infatti, l’80% dei raggi UVA raggiunge lo strato esterno del derma, cioè lo strato di pelle sotto l’epidermide.[1] Questo li rende i principali responsabili del fotoinvecchiamento cutaneo e del 35% dei tumori della pelle.
I raggi UVB – comunemente associati all’abbronzatura – invece sono al massimo della loro potenza in estate e sono responsabili dell’96% dei casi di scottature solari. Se entrambi, raggi UVA e UVB, possono dare un’immediata e temporanea abbronzatura leggera, i loro effetti secondari variano: per questo motivo, a seconda della stagione e indipendentemente dalla località, è importante avere con sé un solare con protezione ad ampio spettro, in grado di proteggere la pelle sia dagli UVA che dagli UVB.
Come prendersi cura della pelle in vacanza
Gli studi hanno mostrato che la maggior parte delle persone in vacanza non presta attenzione all’applicazione della protezione solare [2]: i ricercatori hanno confermato che molti di noi ancora associano i raggi UV alla sola presenza della luce del sole. Tuttavia è stato dimostrato che i raggi UV sono in grado di penetrare attraverso numerose superfici – o esserne riflessi –, dalle nuvole al vetro, rendendo così la protezione solare indispensabile con qualsiasi condizione meteorologica.
la neve può riflettere fino all’
85%della luce del sole
Per esempio, se hai deciso di trascorrere le vacanze invernali sulle piste di sci, dovresti sapere che la neve può riflettere fino all’85% della luce del sole [3], danneggiando potenzialmente la pelle una seconda volta.[4] È stato inoltre dimostrato che i raggi UV aumentano con l’altitudine, del 10%-15% circa ogni 1000m di dislivello.[5]
Inoltre, non tutte le città hanno la stessa proporzione di raggi UV legata ai livelli di luce del sole: per esempio, la luce solare a Oslo, in Norvegia, è composta per il 52% di raggi UV, percentuale che minuisce fino al 7% a Darwin, in Australia.[6] Come regola generale, possiamo considerare che più alta è la latitudine, più alta è la percentuale di raggi UV.
Se invece prenderai il volo alla volta di calde mete lontane, l’affaticamento cutaneo dovuto al viaggio non sarà l’unico aspetto cui prestare attenzione durante il tuo lungo volo. I maggiori danni provocati dal sole possono verificarsi in una piccola finestra di tempo, in particolare tra le 11 del mattino e le 3 del pomeriggio, quindi tieni presente la differenza di fuso orario per non farti sorprendere con la pelle non adeguatamente protetta quando atterri.
[1] Agence française de Sécurité sanitaire environnementale (AFSSE). ‘Ultraviolets: état de connaissances sur l'exposition et les risques sanitaires’ (2005) pp. 41
[2] Andersen, P.A. et al, ‘Environmental cues to UV radiation and personal sun protection in outdoor winter recreation’ in Archives of dermatology 146.11 (2010) pp. 1241-1247
[3] Robert Kandel, directeur de recherche honoraire du CNRS, Laboratoire de météorologie dynamique (LMD/IPSL), Palaiseau
[4] http://www.cnrs.fr/cw/dossiers/dosclim/contenu/alternative/alter_etape1_4.html
[5] Doc Scientifique Vichy Idéal Soleil, 2016, pp. 13
[6] Marionnet, C. et al, ‘Exposure to non-extreme solar daylight: spectral characterization, effects on skin and photoprotection’ in International Journal of Molecular Sciences 16 (2015): pp. 72-73